Padalino, esonero o conferma? La risposta del Latina è…il silenzio!

Domenico Ippoliti

Squadra alla deriva e società “muta”: una strategia che porta lontano…

Non c’è niente da fare, a piazzale Serratore ragionano così. Pressioni, critiche e insulti non li scalfiscono: loro vanno avanti per la loro strada e non devono rendere conto a nessuno, evidentemente straconvinti delle loro scelte. Dopo il tracollo di Benevento, provocato da un atteggiamento remissivo e inerme più che dalla papera di Cardinali, dal rosso di Ndoj e dalle varie defezioni, ci si attendeva una presa di posizione da parte della società nerazzurra: il Latina travolto dalla bufera aspettava un segnale forte al quale aggrapparsi per non affondare.

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Erano due le strade da percorrere, senza troppi giri di parole: esonerare Padalino, ritenendolo non più in grado di gestire una situazione a dir poco ingarbugliata ma soprattutto incapace di trasmettere la necessaria scossa ad un gruppo alla deriva; scommettere ancora su di lui e sul progetto tecnico avviato in (tarda) estate, magari spiegando anche all’ambiente i motivi di tale coraggiosa scelta. Quel segnale è stato invece…il silenzio assoluto. Non il silenzio stampa, che già di per sé sarebbe una presa di posizione, ma il silenzio inteso come immobilismo totale. Dando forse per scontata la seconda opzione appena descritta.

Chiunque vuole il bene del Latina si augura che confermare il tecnico foggiano sia la cosa giusta. Magari saprà suonare la carica già sabato, nello scontro diretto con l’Altamura del (rimpianto?) Di Donato. E magari saprà anche trovare un rimedio agli infortuni a raffica, che hanno ulteriormente impoverito un attacco già sterile di suo. Auspichiamo che Padalino e i suoi ragazzi riescano a zittire pressioni, critiche e insulti. Eppure una sconfitta il Latina l’ha già incassata da tempo: non rende conto a nessuno, va avanti per la sua strada e ignora tutto ciò che lo circonda.

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Anni fa nella redazione de "La Piazza", un signore distinto dal fare cordiale mi disse: "Ippò, tu scrivi bene. Però non parlare solo di sport!" Quel signore si chiamava Antonio Pennacchi. Da quel giorno provo a dargli retta. Forse.
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