Il Latina non arriva in porta per svariati motivi. E non dipende solo dal mister.
Il problema non sono tanto gli attuali sette punti in classifica. Il guaio è che il prossimo ostacolo è la proibitiva trasferta di Benevento, futura neopromossa a detta di molti, senza contare che a seguire bisognerà sfidare Catania e Monopoli e prima ancora bisognerà vedersela al Francioni con la voglia di rivalsa di mister Di Donato con il suo Altamura. Il calendario non aiuta il Latina e neanche l’infermeria: il grave infortunio di Scravaglieri (per il quale si attendono delucidazioni dalla società) compromette ulteriormente le scelte relative agli under. Ad oggi, infatti, tolto quale Primavera mai avvistato in campo, gli unici giovani a disposizione appartengono al reparto arretrato e al lotto degli esterni. Con il quadro appena descritto ci siamo portati avanti, ma soffermandoci sul presente e in particolare sulla sconfitta con il Giugliano emergono tanti altri aspetti poco rassicuranti: la squadra non arriva in porta, fatta eccezione per i tiri da fuori visti contro i campani e per qualche sporadica impennata dei singoli; la difesa si fa regolarmente impallinare sulle palle inattive e lamenta le lacune tecniche dei suoi interpreti nell’impostare l’azione dal basso; il centrocampo è ricco di qualità ma povero di corsa, muscoli e polmoni; l’attacco è composto da gente che non ha mai creato sfaceli nella finalizzazione ed è condizionato dalla forma precaria di chi dovrebbe assicurare i necessari rifornimenti.
Con Scravaglieri out si riducono le alternative tra gli under, disponibili solo in difesa e sugli esterni”
In tutto questo Padalino dà l’impressione di arrampicarsi sugli specchi, continua a difendere ed elogiare i suoi facendo da parafulmine ma stenta a trovare il bandolo della matassa. I (troppi) moduli proposti non sono stati in grado finora di valorizzare i due elementi che rappresentano il patrimonio e allo stesso tempo la continuità del Latina: Di Livio, dirottato sulla trequarti ma costantemente in cerca della posizione giusta, e Riccardi, tanto fatale con i suoi strappi quanto irritante per le sue pause. A tutto questo aggiungiamo una preparazione atletica che lascia molto a desiderare, compromessa dalla costruzione dell’organico strada facendo e testimoniata da crampi e altri malanni muscolari patiti da diversi protagonisti. Crediamo che con un quadro simile il ribaltone in panchina sia tutt’altro da escludere, ma non sarà quello a risolvere i problemi dei nerazzurri. Se vorrà restare aggrappato alla panchina, Padalino dovrà affidarsi a due priorità: fermezza nelle decisioni e praticità. Ci auguriamo per lui che sia ancora in tempo.