Uno storico musicista e poeta meno noto per la sua vera ambizione, l’arte della danza.
Da Sermoneta ai palcoscenici delle corti europee. Ecco Fabritio Caroso. Talento cristallino, poeta, musicista ma soprattutto uomo di danze. Nelle gerarchie della popolarità dei figli della rinascimentale Sermoneta, fino ad arrivare al periodo dell’Illuminismo, il nostro si colloca nei primissimi posti ed in buona compagnia. In primis con la mitica Lucrezia Borgia, quindi il pittore Girolamo Siciolante, l’ecclesiastico Pietro Pantanelli e Antonio Cavallucci. Ma il suo talento era indescrivibilmente il migliore. Nei teatri pullulanti, all’epoca, di eunuchi ecco una mosca bianca destinata a lasciare tracce indelebili soprattutto nell’arte del ballo.
Un personaggio unico Fabrizio Caroso. Nato a Sermoneta nel sedicesimo secolo, come testimoniato in un sonetto di encomio del Guglia, ebbe una vita intensa e piena di soddisfazioni. Poliedrico nella sua arte il Caroso dopo aver lasciato la natia Sermoneta in giovane età per Roma dove, sotto la protezione della famiglia Caetani signori proprio di Sermoneta, venne avviato agli studi. In primis si dedicò alla musica e alla poesia ma la sua ambizione fu sempre quella di danzare. Ed ecco allora che, forte di alcune amicizie influenti come e soprattutto Torquato Tasso (suo autentico sponsor), che ne declamò il talento del «Professor del Ballare» in un sonetto in «Nobilità di dame», iniziò a farsi conoscere e ammirare.
L’arte eccelsa del Caroso che sapeva ben coniugare i versi, di sua produzione, con la musica era ovviamente quella del trasmettere e insegnare nelle varie corti europee la danza con le relative coreografie. Dicevamo prima di una autentica mosca bianca. Già, in un mondo dove nei teatri si preferivano gli eunuchi, e non solo per i ruoli femminili, ecco il maestro di danze che coinvolge le cortigiani di tutta Europa. Tra le sue fans, chiamiamole così, Maria de’ Medici regina di Francia, Felicia Orsina Caetana duchessa di Sermoneta, Margherita d’Austria regina di Spagna e le tante nobildonne di Toscana, Mantova, Modena Urbino e, soprattutto, della corte napoletana.
Tra curiosità e passione Fabrizio Caroso insegnò danza con tutta la sua forza riportando sensazioni, passi e coreografie nel suo primo trattato «Il Ballarino» edito nel 1581, a quarantasei anni di età. Il suo cammino nell’arte fu intenso e, soprattutto, riconosciuto da addetti a i lavori e non. Molti furono i suoi trattati in materia ma ancora oggi viene ricordato per la sua facilità nell’insegnamento dei passi di danza, molti da egli stesso inventati, nelle fastose corti europee ottenendo sempre consensi, complimenti e, soprattutto, rispetto e venerazione. Non si hanno dati certi su nascita e morte ma fu, decisamente, uno dei maggiori protagonisti del sedicesimo secolo nelle fastose corti e salotti del vecchio continente.