Al Villaggio, ora Latina Scalo, il tempo è scandito dallo zuccherificio e il vero hobby è ascoltare la “aradio”.
Amiche e amici bentrovati. Da oggi, per dodici appuntamenti domenicali, vi proporrò una sintesi degli anni della Ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale. Un po’ di tutto ma con un occhio particolare al Villaggio, oggi Latina Scalo: Borgo pilota con la Stazione Ferroviaria, l’Aeroporto, la Trasmittente, lo Zuccherificio e le numerose aziende agricole gestite da veneti, romagnoli, friulani e tante, tante altre etine locali e non. E allora non mi rimane che augurarvi una buona lettura.
Rivanghiamo insieme il passato. La guerra è appena finita e bisogna rimboccarsi le maniche per riprendere a vivere. C’è la Luna sopra le macerie. Vediamo insieme, allora,cosa ci raccontano i fatti di quel periodo. La cronaca riporta subito, in questo 1946, alcune notizie drammatiche: a Norimberga si chiude l’omonimo processo con 12 condanne a morte, 8 ergastoli e ben 77 reclusioni. In Italia si registrano tafferugli tra lavoratori e polizia davanti al Viminale con ben tre morti tra i manifestanti e 82 feriti.
A Parigi Christian Dior apre il suo primo atelier. Una data, una pietra miliare per la moda. Al Villaggio, dove vivevano i miei, si pensa alla ricostruzione in tutti i sensi e, soprattutto, alla necessità di avere una vera Chiesa anziché usare la cappellina dell’Asilo. Si lavora per la procedura con una riunione. Intanto si registra, anche, la riapertura della scuola: i bambini vanno a lezione dove è ora la Biblioteca. Tutti a piedi, rigorosamente e in orario! Si, perché il merito è della sirena dello Zuccherificio che con i suoi segnali delle “otto meno venti” e “otto meno cinque” scandisce i tempi di azione. Con il primo ci si preparava, con il secondo si partiva. Stesso discorso per chi lavorava, soprattutto nei campi: era il segnale della sosta per fare colazione magari tornando anche a casa.
Per quanto riguarda i divertimenti, pochi e inesistenti in verità, teneva banco l’ ”aradio” (come si pronunciava allora, proprio così: aradio) Marelli, quella con l’occhio magico che quasi tutti avevano in casa. Si ascoltava il “Giornale aRadio” e qualche canzone in diretta.
Ed a proposito di canzoni nell’autunno del 46 molti erano i brani da ascoltare, con il vinile, grazie al grammofono che faceva bella figura di sé quasi sempre collocato cucina. Tra i motivi più ascolti troviamo: – Come è bello far l’amore quando è sera – Dove sta Zazà – Munastero ‘e Santa Chiara – La strada nel Bosco- Amado Mio e Tango del mare – . Ma il top, come si dice oggi, era: Eulalia Torricelli da Forlì. La prima versione venne presentata da Gigi Beccaria ma fu, subito dopo, Claudio Villa a rubare la scena con una esibizione più brillante, musicale, personalizzata e gran cavallo di battaglia nella sale da ballo.