La Città andava dotata di un deposito: l’ONC corse ai ripari con lo stabile attualmente destinato alla facoltà di Medicina.
Ha inizio con questo articolo la rubrica “Storia e Storie pontine”, a cura dell’amico Umberto Paluzzi, decano dei giornalisti pontini ed esperto e appassionato ricercatore di aneddoti, vicende e curiosità che hanno caratterizzato le origini di Latina/Littoria. Ad Umberto il nostro sentito ringraziamento per il suo contributo, a voi lettori l’augurio di un buon viaggio attraverso i ricordi della nostra terra. (Domenico Ippoliti)
Vivere e, in qualche caso, anche sopravvivere. Nei primissimi anni della bonifica, infatti, mentre tutto intorno alla città di Littoria sembrava crescere a dismisura bisognava fare i conti anche con una realtà impressionante: il vivere quotidiano. Dal di fuori si respirava un’aria inebriante ma tanti erano i sacrifici che quotidianamente la popolazione che, ricordiamolo, era proveniente da svariate regioni e portava con sé tradizioni ed esigenze di notevole spessore. Da Roma, in verità, si teneva sempre sotto controllo la situazione ma le esigenze erano notevoli ed allora bisognava intervenire immediatamente con servizi e assistenza. Bisognava fornire segnali incoraggianti: la città era stata appena fondata ma tanto bisognava ancora fare. La prima mossa fu quella dell’Opera Nazionale Combattenti che, rompendo ogni indugio, decise di dotare subito la città di un enorme magazzino per la raccolta dei cereali utilizzando quello stabile, in Corso della Repubblica, che nei giorni nostri dopo essere stato prima modificato in <mattatoio> ospita la facoltà di Medicina. Quella struttura non fu edificata solo per ammasso ma, alle sue spalle, venne predisposta anche un’area per il Deposito dei Servizi Motorizzati, che ovviamente aveva necessità di una struttura parallela per la manutenzione ed ecco allora una officina meccanica ed il relativo deposito per le macchine stesse. Struttura importante che spalancò le porte per numerosi posti di lavoro, alcuni di alta specializzazione.
Era il 1933 e in città, anzi per meglio dire nelle case di Littoria, iniziavano i primi lieti eventi. Ben centosette (107) furono i nati a Littoria fino alla fine di maggio e così, per iniziativa dell’Istituto Italiano del Credito Maritmo, ecco un altro incentivo per le famiglie interessate: l’omaggio di un libretto di risparmio nominativo per i soli nati fino ad allora nel comune di Littoria. Non certo una grande cifra, ovviamente, ma un incentivo a guardare avanti con più serenità. Con una imponente cerimonia l’Istituto di Credito, per dare più importanza e risalto tambureggiante alla sua iniziativa umanitaria, volle che a consegnare i libretti di risparmio ai capifamiglia interessati fossero esclusivamente le sue maestranze del proprio Dopolavoro Aziendale. Ancora oggi si parla di quel gesto come di un qualcosa di straordinario e molti anziani del ’32 ricordano, per aver sempre sentito raccontare dai propri cari, che quella fu proprio una giornata indimenticabile.